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martedì 31 marzo 2015

Pd, il partito dalla parte della (tan) gente. IO VOTO PER GLI ONESTI!!

Pd, il partito dalla parte della (tan) gente. IO VOTO PER GLI ONESTI!!

Mazzette, mafia, rimborsi irregolari, primarie truccate Ecco tutti gli indagati della sinistra che si credeva onesta


Antropologicamente superiori. Lo hanno spesso sostenuto, magari a mezza bocca, quelli della sinistra italiana, certi di potersi sedere un gradino sopra gli altri perché più «puliti» e meno avvezzi al malaffare. Non lo hanno mai nascosto quelli del Partito democratico, quando, nel corso degli anni, hanno puntato il dito contro gli avversari, ghignando per quell’inchiesta o quell’arresto che, nella loro mente, confermava la loro «purezza morale». E invece sulla loro presunta «diversità» è ormai calato il sipario. Non solo per l’arresto, ieri, del sindaco di Ischia, ma per un lunghissimo elenco di esponenti del Pd di tutta Italia che bazzica le procure e i tribunali. Premessa necessaria: si tratta di indagati e in quanto tali innocenti, ma il quadro che ne viene fuori scippa ai democrat la possibilità di ergersi a «giudicatori nazionali».


SOTTOSEGRETARI
La lista degli esponenti del Pd alle prese con grane da tribunale non può che partire dai sottosegretari sotto inchiesta: Francesca Barracciu, innanzitutto, indagata per peculato nell’ambito delle inchieste sulle «spese pazze» in Sardegna; Vito De Filippo, sotto indagine per i rimborsi nella Regione Basilicata; Giuseppe Castiglione, indagato per abuso d’ufficio e turbativa d’asta per un appalto relativo al Centro immigrati di Mineo, in Sicilia. Restando sul panorama nazionale, spiccano anche in nomi di Davide Zoggia e Michele Mognato, deputati veneziani del Pd, sotto inchiesta per finanziamento illecito (la procura ha chiesto l’archiviazione).


LAZIO E ROMA INFELIX
Nel Lazio a finire nel mirino della procura di Rieti per le «spese pazze» in Regione, ci sono gli attuali senatori Bruno Astorre, Carlo Lucherini, Claudio Moscardelli, Francesco Scalia e Daniela Valentini, nonché il deputato Marco Di Stefano, coinvolto anche in un’indagine su una presunta tangente da 1,8 milioni di euro. È di pochi giorni fa la notizia dell’indagine per tentata turbativa d’asta a carico di Maurizio Venafro, capo Gabinetto del governatore Nicola Zingaretti. La musica rimane simile al Comune di Roma, dove sono indagati il vicesindaco Luigi Nieri e gli assessori Giovanna Marinelli e Alessandra Cattoi. Un mese fa, invece, l’ex tesoriere della Margherita, Luigi Lusi, passato poi al Pd, è stato condannato a 8 anni di reclusione per appropriazione indebita. Nell’inchiesta Mafia Capitale sono coinvolti Luca Odevaine, ex vicecapo Gabinetto di Veltroni, insieme a Mirko Coratti, consigliere comunale indagato per corruzione, ed Eugenio Patanè, sotto inchiesta per turbativa d’asta e finanziamento illecito.


RENZIANI, BANCHE E SISTEMA SESTO
Facendo un salto geografico fino in Sicilia, il Responsabile welfare del Pd, Davide Faraone, renziano convinto, è indagato per peculato, mentre un po’ più su c’è il sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, condannato per abuso d’ufficio ma in corsa per la presidenza della Regione Campania. Salendo fino in Piemonte, sotto inchiesta per gettoni relativi a giunte mai convocate quando era presidente circoscrizionale, c’è Paola Bragantini, attuale deputata Pd. In Lombardia è ancora aperta l’inchiesta sul «Sistema Sesto», che vede imputato l’ex presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati. In Puglia, invece, nell’inchiesta sulla sanità, è sotto processo l’ex senatore Pd Alberto Tedesco. Nella stessa regione, l’ex vicepresidente della giunta, Sandro Frisullo, è stato condannato per turbativa d’asta. Tornando al Nord, va rammentata l’inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena, che ha coinvolto la gestione della banca del Pd locale.


GRANDI OPERE
In Toscana, nell’inchiesta fiorentina sulle Grandi Opere, è indagato per induzione indebita Antonio Bargone, ex sottosegretario Pd nei governi Prodi e D’Alema, e anche l’ex consigliere regionale Vladimiro Fiammenghi, l’ex assessore Alfredo Peri e l’ex presidente della Provincia di Modena, Graziano Pattuzzi, tutti del Pd. Un mese fa la procura di Firenze ha chiesto il rinvio a giudizio anche per l’ex presidente della Regione Umbria, Maria Rita Lorenzetti, nell’ambito di un’inchiesta per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione.


MOSE, TEATRI E SEMAFORI
Tornando al Nord, risale a meno di un anno fa il ciclone giudiziario che ha travolto l’ormai ex sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, accusato di finanziamento illecito nell’inchiesta sul Mose, ed è più o meno dello stesso periodo quella che ha coinvolto Francantonio Genovese, sotto processo per i «Corsi d’oro» e al quale si contesta anche il riciclaggio internazionale. Spostandoci in Sardegna, il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, è stato rinviato a giudizio per la nomina del sovrintendente del Teatro Lirico. Indagine collettiva a Imola, per un’inchiesta sugli apparecchi elettronici che segnalano le infrazioni ai semafori: indagato per abuso d’ufficio il sindaco Pd, Daniele Manca, e gli altri componenti della giunta: il vicesindaco Roberto Visani, e gli assessori Valter Galavotti, Raffaella Salieri, Ivan Vigna, Luciano Mazzini, Monica Campagnoli, Andrea Bondi e Daniele Montroni. Quest’ultimo attuale deputato Pd.


RIMBORSOPOLI
Il 17 marzo scorso la procura di Napoli ha chiesto il rinvio a giudizio per consiglieri regionali in carica ed ex, coinvolti in «rimborsopoli». Fra questi anche Mario Casillo, Angela Cortese, Corrado Gabriele, Nicola Marrazzo e Enrico Fabozzi, tutti del Pd. «Spese allegre» anche in Lombardia, dove Guido Galperti, ex capogruppo in Consiglio regionale e attuale deputato Pd, ha chiesto di essere processato con rito abbreviato. Così come l’ex consigliere Pd Angelo Costanzo e anche i democrat Luca Gaffuri e Carlo Spreafico (va aggiunto che il consigliere regionale Massimo D'Avolio è indagato per abuso d’ufficio per fatti risalenti a quando era sindaco di Rozzano). Un volo di nuovo al Sud, dove per la «rimborsopoli» in Calabria sono sotto inchiesta Sandro Principe, ex capogruppo Pd in Consiglio regionale, il consigliere Enzo Ciconte, l’ex consigliere Peppe Bova, l’assessore Nino De Gaetano. In Basilicata la Corte dei Conti ha condannato il sottosegretario De Filippo e il deputato Pd, Vincenzo Folino, a risarcire i soldi dei fondi di rappresentanza usati indebitamente. Spese pazze per il Pd anche in Liguria, dove sono indagati il consigliere regionale Nino Miceli e il tesoriere del partito, Mario Amelotti. Stessa musica nelle Marche, dove pochi mesi fa le indagini sono state prorogate e fra gli indagati per le spese illegittime dei gruppi, ci sono il governatore Gian Mario Spacca, il segretario regionale dei democrat, Francesco Comi, l’ex vice presidente della giunta e attuale deputato Pd, Paolo Petrini, il capogruppo Mirco Ricci, più cinque fra addetti a gruppi e segreterie.


’NDRANGHETA E ANTIMAFIA
In Calabria il Pd, o politici ad esso vicino, sono coinvolti in inchieste «pesanti». L’ex sindaco di Melito Porto Salvo, Giuseppe Iaria, e il suo successore, Gesualdo Costantino, sono sotto processo nell’ambito di un’inchiesta contro la cosca Iamonte. Nel mirino dei pm sono finite anche due ex icone antimafia. Si tratta di Caterina Girasole, ex sindaco di Isola Capo Rizzuto, sotto inchiesta per abuso dei fondi destinati all’erosione costiera ma coinvolta anche in un’indagine per corruzione elettorale aggravata dalle modalità mafiose, e Rosy Canale, fondatrice del movimento «Donne di San Luca», sotto processo per truffa e malversazione. Mentre anche l’ex sindaco del piccolo centro aspromontano, Sebastiano Giorgi, è stato condannato per aver favorito le cosche locali. Sempre in Calabria è sotto processo il renziano ed ex consigliere regionale, Demetrio Naccari Carlizzi, accusato di aver favorito la moglie per un posto di dirigente in ospedale.


FIRME FALSE, TRUFFA E VOTO DI SCAMBIO
In Piemonte gli avvisi di garanzia riguardano presunte firme false nella presentazione delle liste. Due mesi fa sotto indagine, per il Pd, finiscono la consigliera regionale Nadia Conticelli e altri cinque esponenti democrat: gli ex consiglieri provinciali Umberto Perna, Pasquale Valente e Davide Fazzone, il presidente ed il vicepresidente della quinta circoscrizione di Torino, Rocco Florio e Giuseppe Agostino. Un mese dopo iscritti nel registro degli indagati risultano anche quattro dipendenti della sede piemontese del Pd di via Masserano: Gianni Ardissone, Mara Milanesio, Cristina Rolando e Carola Casagrande. Al Sud, in Sicilia, per la precisione a Patti, in provincia di Messina, Maria Tindara Gullo, deputata Pd è stata rinviata a giudizio, insieme ad altre 92 persone, per falso in atto pubblico, voto di scambio e truffa ai danni dello Stato. Il padre, anche lui a processo, è l’ex vicesindaco della cittadina. A Rimini, nell’indagine sulla società che gestisce il porto, sono indagati per associazione a delinquere e abuso d'ufficio, il presidente della Provincia Stefano Vitali, il sindaco di Rimini Andrea Gnassi, l'ex sindaco Alberto Ravaioli, l'ex presidente della Provincia Nando Fabbri. Ancora una volta, tutti del Pd. E sono sotto processo, questa volta in Sardegna, nell’inchiesta sul Piano urbanistico regionale, Gianfranco Ganau, ex sindaco di Sassari e attuale presidente del Consiglio regionale, l’ex vicesindaco e consigliere regionale, Valerio Meloni, e infine Dolore Lai, ex consigliere e assessore. Anche loro, tutti del Pd.


GOVERNATORI
Il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, è indagato nell’ambito dell’inchiesta sul buco all’Asl di Massa, e l’Ente che guida si è costituito parte civile nel processo contro coloro che sono già imputati. Indagato, insieme all’ex pm Antonio Ingroia, è anche il governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, e con lui sei assessori della giunta regionale. L’accusa della procura di Palermo è abuso d’ufficio per le assunzioni nelle partecipata “Sicilia e Servizi” di cui Ingroia è amministratore unico. A mettere nei guai il governatore della Basilicata, Marcello Pittella, è invece la Corte dei Conti, che lo ha condannato a risarcire più di 6mila euro per l’uso indebito dei fondi di rappresentanza. Ed è solo un ex governatore Vasco Errani, che ha guidato per anni l’Emilia Romagna per essere poi costretto a dimettersi dopo la condanna in appello per falso ideologico.


PRIMARIE E CAMORRA
Pochi mesi fa a Ercolano, in provincia di Napoli, si sono aperte le procedure per le consultazioni interne in vista delle elezioni comunali. Subito dopo carabinieri e procura partenopea hanno aperto un’indagine conoscitiva per fare luce su alcuni iscritti che sarebbero legati al clan del Vesuviano. I cognomi che hanno destato l’attenzione degli inquirenti sono vecchie conoscenze: Papale, Birra, Zirpoli, Durantini. Inoltre le indagini dovranno accertare il perché dell’impressionante aumento degli iscritti, passati da 300 della volta precedente agli attuali 1.213.


LA FOTOGRAFIA
Fabrizio Barca, esponente autorevole del Partito democratico, è a capo di un gruppo di lavoro che ha il compito di mappare sedi e circoli dei democrat. Al netto di qualche aspetto positivo segnalato nella sua relazione, dall’analisi dell’ex ministro viene fuori il profilo di «un partito non solo cattivo ma pericoloso e dannoso, dove non c’è trasparenza e neppure attività, che lavora per gli eletti anziché per i cittadini, e dove traspaiono deformazioni clientelari e una presenza massiccia di "carne da cannone" da tesseramento». Una rappresentazione impietosa che dovrebbe indurre chi ha teorizzato la “superiorità antropologica” della sinistra italiana e del Pd a farsi un bel bagno di umiltà.

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