Son la Costituzione
Adesso taci tu
che parlo io
Son la Costituzione,
Figlio mio!
L’aria del ’46
di un popolo stremato
oppresso dal sangue della guerra
mi concepì
in grembo alla speranza
e in mani di pittore dotto
la luce vidi il ‘48
Nel cuore mi dipinsero il dolore
del partigiano
morto con onore
in bocca mi scolpirono parole
d’unità, giustizia e amore.
Negli occhi mi scalfirono la luce
e nella testa
il segno indelebile
del duce.
Capelli lunghi
ghirlande di saggezza
a degna sepoltura
ed in ricordo
di chi
a capo calvo e chino
morì
nudo
dentro un campo di sterminio.
L’orrore videro i tuoi avi
miseria, fame e guerra
Ed io,
rialzai al Ciel
lo sguardo umano
del popolo italiano
L’ incoronai sovrano
Pace portai, democrazia
è tutto scritto
chiaro
con rigore e con poesia.
Or tu,
venuto da vicino
chi sei per togliermi potere?
Mi logori la pelle
mi punti dritto al cuore
con il silenziatore
da bravo dittatore
Non è un vestito nuovo
che mi vuoi rifare
ma carta straccia farmi diventare
no…
non potrei mai perdonare…
una riforma hai sentenziato
togliendomi persino il fiato.
Non credo che la gente sia incosciente
Il guaio
è che non sa
è che non legge
Non merito un confronto
tra quel che dici vecchio
e quel che chiami nuovo
prima di sentenziare che io muoio?
Magari uno televisivo
o di un giornale attento al cambiamento
la libertà di stampa comandai
e non fui certo io
che la cambiai
No, non son conservatore
avrei bisogno di più ore
per difenderne il valore.
La mia bellezza è da più parti contemplata
ed in più luoghi menzionata
a salvaguardia di chiunque sia
A difesa di diritti
di giustizia e democrazia
Or tu,
invece di cambiarmi
amami
e impara a rispettarmi!
Non son io da operare
in questa sala operatoria
e poi da chi?
da chirurghi senza gloria!
Fermati,
anche tu sei figlio mio,
l’Italia libera
la feci io!
Attenta, o bella amata
che con la mia agonia
mi porto via
ogni democrazia.
(A.V. 2 giugno 2016)
(rivisitata il 14.07.2016)
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